Alberto Lardizzone

Alberto Lardizzone vive e lavora a Catania dove è nato nel 1969 ed ha iniziato a fotografare nel periodo della tarda adolescenza, esplorando ed acquisendo le regole canoniche del linguaggio fotografico. Tra l’anno 2000 ed il 2003, con il raggiungimento della piena maturità delle tecnologie digitali, ha intrapreso a pieno un percorso fotografico/creativo che lo ha portato a riprendere l’esplorazione e la rielaborazione degli stili classici della fotografia, tra cui quelli della fotografia di paesaggio urbano o naturalistico, lo still-life, l'architettura, il ritratto, il reportage e soprattutto la fotografia puramente concettuale e creativa. L’uso delle tecniche digitali, applicate anche alla fotografia analogica, è lo strumento chiave per il completamento delle immagini fotografiche con le atmosfere immaginate e sentite durante la fase di progettazione dei lavori e che possono essere trasferite solo attraverso un intervento diretto e preciso da parte dell’autore stesso. Egli porta costantemente avanti una ricerca per il raggiungimento di un linguaggio artistico personale attraverso l’analisi dei lavori dei grandi autori contemporanei, così come attraverso l’osservazione dei processi sociali che influenzano la società contemporanea ed in particolare il substrato urbano ed architettonico. Queste riflessioni si sono concretizzate in alcuni dei progetti realizzati negli ultimi anni tra cui Autocaos (2008) e No Sky In My Mind (2010).


Mostre:
2013 Mostra personale No Sky In My Mind / Autocaos - Palazzo Turrisi Grifeo di Partanna, Viagrande (CT)
Visioni D’acciaio - Galleria FIAF,Valverde (CT)
2011 UNDERGround - No Sky In My Mind - Galleria GARD, Roma 
UNDERGround - No Sky In My Mind - Galleria VISTA, Roma
2010 Arte al Cubo 2010 - No Sky In My Mind - Chiostro dell'ex Liceo Gulli e Pennisi, Acireale (CT)
2009 Arte al Cubo, One Way, Percorsi (IR)Reali - AUTOCAOS - Chiostro dell'ex Liceo Gulli e Pennisi, Acireale (CT) 
Sublime Quotidiano, XI Settimana della Cultura - AUTOCAOS - Palazzo della Cultura, Catania
2008 Arte al Cubo 2008, Memorie del Sogno - Giorni Immaginari - Chiostro dell'ex Liceo Gulli e Pennisi, Acireale (CT)
2007 Città - Galleria FIAF, Valverde (CT),

Premi:
2008 Premio Arte - AUTOCAOS - Palazzo della Permanente, Milano
2008 Premio Arte - AUTOCAOS - Fiera Cavalli, Verona

 

Alberto Lardizzone nasce a Catania nel 1969, dove vive e lavora. La fotografia è il suo linguaggio, al quale approda fin dall'adolescenza da autodidatta, studiandone le diverse possibilità in una continua ricerca espressiva, che ha inglobato nel tempo la tecnica analogica tradizionale e quella digitale  contemporanea, permettendogli di sperimentare la libertà espressiva di chi si approccia all'arte in maniera autonoma, indipendente.

Non importa il mezzo, lo strumento, analogico o digitale, ciò che conta sta dietro l’obiettivo, nella maniera in cui l’occhio sensibile riesce a catturare la realtà, per rileggerla attraverso l’esperienza dello sguardo e della creatività. Le fotografie di Alberto Lardizzone sono accomunate da una eclettica ansia visiva, che si posa su moltissimi soggetti. Frequentemente sono squarci di città, frammenti di paesaggi sociali, tracce di un’era globalizzata, contaminata, soffocata dal Caos della velocità con la quale essa consuma gli spazi e il tempo in cui viviamo. L’artista riesce nei suoi scatti a riflettere questa simultaneità di tempi, mescolando una modernità che guarda con interesse il lavoro di fotografi con influenze che rievocano formalmente le avanguardie futuriste e il visionarismo surrealista. Lo si può vedere in quelli che sono i due più recenti progetti dell’artista: Autocaos (2008) e No Sky in my mind (2010). Si tratta di due progetti in divenire che, pur differenziandosi tra loro, presentano caratteristiche comuni. Entrambi infatti gettano lo sguardo sulla condizione umana all'interno della società, sul rapporto dell’uomo con il proprio ambiente, con il substrato urbano, architettonico e inevitabilmente sociale nel quale questo si trova a vivere. Francis Bacon ha detto: “Il mondo è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il mondo”. Lardizzone a proposito di No Sky in my mind  dice:“La metafora tra uomo e città si concretizza proprio in quest’ impossibilità del cielo, simbolo, quest’ultimo, degli ideali dell’Uomo, offuscati dal vortice delle implicazioni sociali che egli stesso ha generato” .


Le fotografie di Alberto Lardizzone sono attimi rubati da questi paesaggi urbani. Negli scatti appartenenti al progetto del 2010, la zona inferiore presenta una realtà riconoscibile, quella superiore è invece realtà trasfigurata, manipolata dall'artista, che la esaspera generando il disorientamento nell'osservatore. Oltre a questa dicotomia tecnica operata dall'artista, il disagio è generato dalla mancanza di una gerarchia visiva all'interno della superficie fotografica, totalmente occupata dall'immagine e senza punti di riferimento.


Alcuni scatti di Lardizzone somigliano a viaggi onirici, sembrano evocare stati della mente: dietro la ricerca formale e l’esasperazione dei colori, ritroviamo delle identità, che si perdono nel Caos, ma che restano nelle tracce di forme e colori che, in qualche modo, ci appartengono, facenti parte del substrato urbano e psicologico, inconscio, che richiama alla mente le atmosfere Surrealiste. Sotto la superficie c’è l’uomo, lontano dai propri punti di riferimento, scomparsi in No sky in my mind, o che si riflette nel proprio operato in maniera vorticosa come mostra Autocaos. L’automobile, emblema di modernità, velocità e dinamismo è qui caricata di una valenza doppia e ambigua, sottolineata dalla doppia interpretabilità indicata dal titolo del progetto: Auto= Caos, ma anche il Caos che l’uomo si è  Auto – generato con il suo agire. L’Auto diventa così metafora di una condizione umana, lontana dallo slancio ottimista verso il futuro di cui la caricava l’avanguardia futurista. 


Attraverso la fotografia Alberto Lardizzone svolge una analisi di questa condizione. E’ proprio guardandola in faccia, lavorandoci sopra, intervenendo su di essa che diventa più facile assumerne una consapevolezza, un giusto distacco, per non dimenticare chi siamo.
Anna Di Matteo